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I gas refrigeranti

Nel ciclo frigorifero, come si è detto, è essenziale l’impiego di un fluido intermedio, che ciclicamente evapora e condensa: è quindi importante la scelta del fluido intermedio giusto per conciliare la temperatura del corpo freddo con quella della sorgente calda. Tra i primi fluidi intermedi vi è stata l’ammoniaca, che ha il vantaggio di avere un calore latente particolarmente alto, ma è corrosiva e tossica per l’uomo.

A seconda della presenza o meno di cloro, i gas refrigeranti (regolati dagli standard americani Ashrae, www.ashrae.org) possono essere suddivisi, relativamente a quanto ci compete, in:

  • CFC
  • HCFC
  • HFC

I CFC (clorofluorocarburi) sono idrocarburi che non presentano alcun atomo di idrogeno, e non vengono più utilizzati a causa della loro dannosità per lo strato di ozono stratosferico (dannosità dovuta esclusivamente al Cloro). I CFC (completamente clorurati o fluorurati) sono comunemente gas incolori, senza odore o con debole odore di etere, ininfiammabili, chimicamente stabili, con bassa azione tossica. Gli HCFC (idroclorofluorocarburi), rispetto ai CFC presentano idrogeno e quindi meno cloro. Sono dunque meno pericolosi per lo strato di ozono. Gli HFC (idrofluorocarburi) invece sono totalmente privi di cloro e quindi non rappresentano un problema per quanto riguarda l’ozono. Bisogna però sottolineare che tutti i fluidi che contengono carbonio contribuiscono all’effetto serra.

Di seguito presentiamo una sintetica tabella dove vengono riportati i principali gas refrigeranti utilizzati sia attualmente che in passato ponendo in relazione il loro specifico impatto ambientale.